Vi è un dato che nessun organo di stampa, o pochissimi e che
Renzi e i suoi sbandieratori non diranno mai e che indica che in Italia chiudono
42 imprese al giorno con un incremento del 16,2% rispetto allo stesso periodo
del 2012. Il netto peggioramento è soprattutto nelle regioni "traino"
dell'economia italiana, con aumenti dei default del 35,3% in Emilia Romagna,
del 23,8% in Lombardia, del 22,6% in Veneto. Naturalmente l’incidenza è
maggiore la dove maggiore è la densità
E’ il calo di domanda che fa chiudere le imprese?. Studi economici
correlati indicano che i fallimenti delle imprese siano conseguenza della
crescita passata e non con quella futura, il che significa che se c'è stata
meno crescita ci sono più fallimenti e se ci sono più fallimenti ci sarà meno
crescita. Questo vuol dire che se la mancata crescita è causa di tutte questa
distruzione di ricchezza nazionale , questa distruzione causerà nel futuro
ancora più mancata crescita in una spirale vorticosa , tenendo presente che la supposta
crescita non si traduce immediatamente in aumento di ricchezza ( aumento di
occupazione e nascita di nuove imprese), ma che prima che la macchina si metta
in moto esiste una sorta di volano che ne frena l’avvio. Se non si interviene a
piene mani, non con i pannicelli caldi, ammessi che quelli finora messi in
campo lo siano anche e prima di subito la ripresa si allontanerà sempre di più.
Ma siamo proprio sicuri che il governo non stia facendo nulla per la crescita e
lo sviluppo o vi è un’altra faccia della medaglia che non ci fanno vedere?
Una riprova , un dato
per intenderci?
Se leggiamo i dati
macroeconomici vediamo che vi è accanto a quelli che indicano una crescita
negativa ve ne è un altro che ci indica che il saldo della nostra bilancia dei
pagamenti nei dodici mesi terminanti a giugno scorso, (dati Banca d'Italia)
risulta in attivo per 23,572 miliardi, contro i 5,858 miliardi dei dodici mesi
terminati a giugno 2013. Questo saldo è anche dovuto non solo alla maggiore
esportazione in termini di merci e servizi e beni, ma anche per il crollo delle
importazioni. E quando la produzione tira , aumentano anche gli investimenti.
Infatti la ripresa degli investimenti diretti, chiudono il mese in attivo per
7,1 miliardi, contro il passivo di 1,355 miliardi segnato a giugno 2013. Se il mercato tira, l’offerta si adegua.
Ma come è possibile
questa contraddizione?
Semplicemente per il fatto che non vi è contraddizione
Il risultato della nostra bilancia dei pagamenti è dato dal
fatto che il costo del lavoro in Italia è tra i più bassi nel mondo
occidentale. Le nostre merci costano poco e trovano sbocco nel mercato estero.
Se a questo si aggiunge che ormai da otto anni a questa
parte tutte le politiche dei governi succedutesi, abbassando diritti e salari
dei lavoratori, hanno portato ad avere un mercato
della forza lavoro fra il più disponibile, flessibile e acconsenziente. E’
stato distrutto l’intermediazione politica e sociale che faceva riferimento
alla classe dei lavoratori distruggendo cosi la forza di resistenza dei
lavoratori consentendo di intaccare le conquiste precedenti. Questo ha
consentito alla imprese esportatrici di essere concorrenziali, ma al contempo
ha avuto come conseguenza la distruzione del mercato dei consumi interni . Ha diminuito l’impor, favorendo il saldo della bilancia dei pagamenti, ma è stato distrutto anche il tessuto delle imprese che lavoravano per
il mercato interno.
Se si vuole che esportiamo dobbiamo distruggere le imprese
che lavorano per il mercato interno.
A riprova il fatto che il Pil italiano si contragga anche in presenza
di un incremento delle esportazioni non è bizzarro: poiché il calo dell’import
dovrebbe contenere la discesa del Pil, l’ostinata discesa del prodotto interno è
un sintomo di impoverimento e deindustrializzazione dell’Italia odierna. E’ chiaro
che la riduzione delle importazioni non dipende dalla maggiore competitività
ritrovata da parte del sistema produttivo nazionale, strutturalmente inteso, ma
dalla perdita di lavoro e dalla riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori
e pensionati. Quello in atto in Italia è il meccanismo classico di
aggiustamento dello squilibrio dei conti con l’estero imposto da Fmi/Ue. I
Governi fin qui succedutesi e gli emissari del FMI/UE a capo dei ministeri dell’economia
nei nostri Governi hanno lavorato e operato in questo senso.
Una altra apparente contraddizione è dato dal fatto che le
imprese produttrici di armi sono fiorenti ( in termini assoluti di profitti),
che gli investimenti per le industrie belliche hanno subito solo una piccola
battuta d’arresto ( vedasi il perché se non fosse stato che si sono rilevati
dei bidone gli F35 noi li avremmo ancora continuato a finanziare ) e siamo in
procinto di aggirare i vincoli di bilancio e rifinanziare per il 2% le spese
militari.
Tutto questo finanziato da ulteriori tagli ( previsti per
altri 20miliardi oltre a tutti quelli fatti in questi anni) nel welfare e a
aumenti di tariffe e tasse.
Ma come è possibile
questo controsenso o non senso?
Semplicemente per il fatto che non vi è controsenso ne
tantomeno non senso.
Per il semplice fatto che quelle industrie delle armi è il classico segmento di mercato dedito all'export . Hanno un mercato
reale o surrogato ( nel senso che se le guerre non ci sono vengono creati
condizioni di attrito o di belligeranza , nemici creati dal nulla vedi Bin
Laden o l’ISIS o il terrorismo palestinese o “qualcos’altro ce l’inventeremo”)
E per soddisfare quel mercato occorre essere concorrenziali sul piano
dei costi. Ora la produttività si può ottenere per due strade. O attraverso
l’innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo robotica, robomatica- robotica e
automazione- ecc ecc , ma questo produce anche un abbassamento del tasso di
profitto intervenendo sulla composizione del capitale o più semplicemente
alzando i ritmi di lavoro, flessibilizzando i lavoratori, abbassando i salari,
alzando la giornata di lavoro.
Cosa è stato fatto in tutti questi anni attraverso il moloch
del debito pubblico e dell’ammodernamento della nostra società? I Governi sono
o no intervenuti nella crisi? Per quale crescita? A favore di chi e di cosa?